Il Mito di Aracne

Aracne

Il mito di Aracne è uno dei racconti mitologici presenti nelle Metamorfosi di Ovidio, un’opera che lo scrittore latino ha scritto intorno al 8 DC, durante l’epoca di Augusto. Questo poema epico-mitologico è considerato da molti una delle opere più belle e affascinanti che un essere umano abbia mai scritto. Le metamorfosi sono infatti una “summa” di sapere mitologico, una sorta di enciclopedia del mito, dove il poeta Ovidio è stato in grado di rappresentare con 246 favole l’ordine del mondo, l’incanto e la magia della natura in cui ogni metamorfosi, anche la più tragica e dolorosa, diventa un’occasione per spiegare poeticamente il mistero dell’esistenza.

E così, qual’è la storia di Aracne?

Aracne era una fanciulla di umili origini che viveva in Lidia, un’antica regione della Turchia Asiatica. Era una ragazza molto abile nell’arte di tessere le tele e fare ricami con l’ago ed era così brava che si diceva che Minerva, dea delle arti, della filosofia, della scienza e della tecnica, ma anche  dell’arte della guerra, aveva insegnato i segreti dell’arte della tela alla giovane donzella.

Un giorno Aracne, non solo negò di aver avuto l’insegnamento della dea, ma addirittura disse che lei era migliore della dea e la sfidò pubblicamente in una competizione artistica. Purtroppo, lo sappiamo, non bisognava mai mancare di rispetto alle divinità , chi lo faceva era colpevole di Ybris, che in greco antico significa “tracotanza”, poca umiltà. Quando la dea vide la meravigliosa tela fatta da Aracne, si rese conto che in effetti era stata superata e fu presa dalla rabbia: diede un forte colpo alla sua rivale e distrusse la sua opera d’arte.

Aracne, non potendo sopportare la distruzione della sua tela, cerco’ di suicidarsi. Ma Minerva non le permise tale liberazione: nell’antichità mitologica la sfida che un mortale faceva a una divinità meritava una penitenza ancora più tragica della morte. La punizione inflitta ad Aracne fu la metamorfosi in un ragno, condannato a fare e disfare i fili per tutta l’eternità.

Aracne ou la dialectique, Paolo Veronese, 1520.
Aracne o la dialettica, Paolo Veronese, 1520

Il ragno è un piccolo gioiello di microcosmo, la sua arte è la sua tecnica, con la sua complessità e delicatezza. Questa origine mitologica, la sua tragica metamorfosi, nel bene o nel male la trasforma in una creatura di Minerva, associata all’arte e, nel caso di Aracne, alla pazienza e alla perseveranza che tutte le arti richiedono.

Nel murale dei penitenti ogni oggetto, pianta e animale ha la sua ragione d’essere, ognuno di loro ha la sua storia. Ci sono volute grandi dosi di pazienza da parte di Aina per raccogliere tutte queste storie e il grande talento di Aracne per tessere con tutte loro questa grande tela. Prima ha preso forma su un foglio e poi, con una tenace perseveranza, piano piano questa grande parete si è riempita di colore seguendo le linee tessute nello schizzo preparatorio. Come se il paziente ragno avesse deciso di riprodurre la migliore delle sue ragnatele e tra due alberi separati da oltre 17 metri. Una gigantesca ragnatela capace di attirare ogni tipo di insetto e bestiole, anche di quelli più curiosi, così come anche lo sguardo di coloro che passano davanti.

La retícula del mural
Il reticolo del murale

Poco a poco questo sito andrà svelando la trama di questa grande tela che è il murale, come una lente di ingrandimento che ci consente di vedere l’essenza, il reticolo di un tessuto di vita e d’arte. La vita e l’opera di due artisti intimamente legati alla città di Barcellona, ​​ma anche la vita animale e vegetale del quartiere dei Penitenti e l’opera dei suoi pittori.

Senza pretendere di essere come le Metamorfosi di Ovidio, anche nel murale volevamo spiegare poeticamente alcune cose nel mondo esistente. Viviamo in una società che va sempre di corsa, senza tempo, dove l’attesa e la pazienza non sono molto apprezzati. Troppi dettagli ci annoiano, ci stancano, ci prendono “troppo” tempo. Un grande storico dell’arte, Aby Warburg, diceva che il Buon Dio (o il Diavolo) si nasconde in un dettaglio. Sappiamo che l’arte in generale, anche quella che ci sembra veloce ed essenziale, è quasi sempre il risultato di un lavoro paziente e perseverante, come quello del ragno, che filera’ e filerà più volte, ricominciando da capo la sua ragnatela e dovrà sempre aspettare per ottenere il suo risultato. La laboriosità di questo artropode può insegnarci che dobbiamo avere pazienza e “perdere” o dedicare un po ‘di tempo ai dettagli. Osservare attentamente, cercare, dubitare, indagare e scoprire così la storia che un piccolo dettaglio può nascondere. A proposito, avete trovato Aracne nel murale?

Aracne al mural dels Penitents
Aracne nel murale

E per finire, lasciateci aggiungere un paio di curiosità:

Jean Pierre non aveva paura dei ragni, al contrario, nei suoi studi-atelier dove trascorreva ore, giorni, settimane e persino mesi, lavorando meticolosamente su una lastra di rame, i ragni tessevano liberamente le loro ragnatele. Un giorno sua figlia Catherine gli chiese: perché quando pulisci, non togli le ragnatele? Rispose che non sarebbe stato lui a distruggere un’opera d’arte così perfetta e meravigliosa. I ragni vivevano lì e le ragnatele facevano parte dello studio. Ha sempre avuto una grande ammirazione e rispetto per questa regina dell’arte della tecnica. Le sue opere minuziosamente piene di dettagli sono l’esempio più evidente di questa ammirazione per il suo rigore tecnico, frutto di una esigenza e studi costanti.

Seconda curiosità: questo murale è nel quartiere di Barcellona chiamato “I Penitenti”. La metamorfosi della povera Aracne è stata una penitenza imposta da una dea che non ha tollerato di vedersi superata da una semplice mortale. Pertanto, sembra che “la regina del murale” abbia trovato il suo posto tra i penitenti. In questa casa che ospita questo grande lavoro, i ragni saranno sempre rispettati. Il murale, oltre ad essere un omaggio alla memoria di due artisti, è anche un piccolo tributo a tutte le bestiole del vicinato. E allo stesso tempo, è il culmine della trasformazione di questo pezzetto di strada di campagna che ha subito una bella metamorfosi. L’arte ed il suo linguaggio possono riscattare o compensare molte cose, oltre che preservare il dono della memoria.

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